sabato 26 novembre 2016

Liberazione

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    S’intravedeva una striscia luminosa, una fessura brillante, quasi uno squarcio in quel cielo cupo di fine settembre. Alzò pesantemente il capo e volse lo sguardo come a voler penetrare il punto più fulgido e si vide lontana in un mondo surreale privo di ogni cattiveria e fini reconditi, privo di “paure”. Ali leggere l’avrebbero condotta lì dove tutto è bellezza, purezza, gioia di un’esistenza beata. Avrebbe gioito: nulla l’avrebbe scalfita, le paure non avrebbero più albergato nel suo cuore e avrebbe assaporato la vita come mai le era stato concesso. 
   Difficile far comprendere il perché di ogni cosa: chi vive in una sua dimensione non riesce a penetrarne un’altra, se non dopo aver vissuto in prima persona quelle sensazioni. E la leggerezza nel cuore le avrebbe concesso la beatitudine di esperienze comuni per altri, ma non per lei che non poteva essere come loro: nel suo profondo io vivevano le PAURE, quelle che non aveva cercato e che le erano state donate inconsapevolmente. 
   E la vita scorreva: occorreva farlo; si va avanti e si cerca una possibile convivenza con quelle angosce, che poi si diceva anche altri provavano, non era la sola; ma quel pensiero la confortava solo un po’perché doveva sempre fare i conti con quelle fobie.
   Quando era cominciato, quando? Ricordava… ma certo era una bambina e aveva trovato davanti un ostacolo così improvviso che era corsa via, per lo spavento si era rifugiata nel suo nido confortevole ma non terapeutico; quell’ostacolo era stato aggirato ed era così  rimasto nei suoi meandri celebrali: non aveva potuto rielaborare quella paura che sicuramente si sarebbe trasformata in una gioia appagante.  E quella strana fobia si era allargata a macchia d’olio: lei temeva tutta la categoria appartenente a quel primo ostacolo, anche i più innocui esemplari di ogni genere e specie erano giganti pronti a farla fuggire, a risvegliarle quell’ansia frustrante, grosso handicap per chi non vuole isolarsi dal mondo.
   A quella paura se ne erano aggiunte altre che rientravano sempre nella sfera delle possibili minacce o pericolosità che avrebbero messo a rischio la sua vita, perché il nocciolo della questione era proprio questo: mettere in pericolo la sua vita! L’amore materno e il suo patema d’animo di un’esperienza con un epilogo drammatico, aveva creato una sorta di protezione eccessiva nei confronti di lei a tal punto da renderla insicura e sulla difensiva. 
   E poi come darle torto, quale madre non farebbe lo stesso dopo aver perso la sua creatura? Una madre dopo è sempre vigile e teme, vive nell’angoscia e i suoi timori, anche se velati, finiscono per essere recepiti, assimilati: l’amore protettivo è un’arma a doppio taglio.
  Difficile essere genitore e anche lei lo sapeva: era madre, e spesso si domandava che forse avrebbe potuto fare di meglio, anche i suoi figli avevano delle mancanze, piccole, ma pur sempre mancanze e un genitore desidera erroneamente la perfezione che un essere umano mai possiederà.
   Quella fessura luminosa stava per allontanarsi, chinò il capo e si disse che dopo tutto quelle fobie non le avevano impedito altre esperienze, altre emozioni e le avevano dato delle inclinazioni forse più appaganti delle paure che, in fin dei conti, in alcune situazioni riusciva ad arginare con la comprensione di chi le voleva bene.


4 commenti:

  1. Un brano molto complesso e molto bello, che infine porta una luce di consapevolezza.
    Come sempre sei molto brava, cara Annamaria, anche in versione quasi mistico-filosofica.
    Un abbraccio grande.

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    1. Ti ringrazio per l'attenta lettura e per l'apprezzamento gratificante.
      Un caro abbraccio
      Annamaria

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  2. Un racconto impegnativo che scava nei timori esistenziali, che abbiamo tutti, e va alla ricerca del coraggio, della forza.Le insicurezze ci affliggono, ci bloccano e spesso ci fanno assumere atteggiamenti aggressivi verso chiunque.
    Bravissima, Annamaria. un cordiale saluto,
    Marirò

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    1. Grazie, per il gratificante commento. Ti auguro una buona serata festiva.
      Un abbraccio
      Annamaria

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