Da dove nasce questo lungo incipit,
sicuramente anche voi avrete notato che quando parlano di una persona passata a
miglior vita ne decantano le virtù passate, virtù che in vita erano criticate nonostante
i meriti speciali, oppure non erano elogiate con la stessa enfasi del dopo. Si
potrebbe scrivere tanto su questo argomento e ci sarebbe tutta una serie di
nomi che potrei elencare, ma guardando a personaggi più recenti, nel senso di
trapasso non molto lontano, è successo per un politico molto osteggiato e
considerato un plateale che con i suoi digiuni ad oltranza accentrava
l’interesse su di sé e non sulle questioni che voleva richiamare
all’attenzione. Pannella era un combattente, grazie a lui sono nati i
referendum e non solo, lui si esponeva in prima persona eppure per tanti era un
personaggio scomodo, ma dopo la sua morte la situazione si è ribaltata e ho
letto commenti di lode nei suoi confronti, per ultimo frasi del genere – non
nasceranno più uomini così, è stato il nostro Mentore! Lo stesso è accaduto
ultimamente per Dario Fo, il cui Nobel fu messo in discussione e anche ora di
quel Premio Nobel non si dice che Dario e Franca con quei soldi comprarono dei
pulmini per il trasporto disabili e li donarono al Comune di Milano. Ora a parte
il Nobel per la letteratura, la cui motivazione è: “seguendo la tradizione dei giullari medievali, ha dileggiato il potere
restituendo dignità agli oppressi”, non si possono negare le sue grandi doti
d'attore, drammaturgo, scrittore, pittore e attivista italiano; una persona
generosa con un forte carisma, una persona di grande talento ma anche una
persona scomoda che portava in scena la politica e la satira pericolosa. Ebbene
quand'era in vita tanti lo osteggiavano proprio perché si batteva per la verità
e manifestava il suo disappunto in varie occasioni e sul palcoscenico dove
raccontava storie di disagio di persone comuni: era un ascoltatore delle classi
sfruttate, dei lavoratori, era vicino a
chi subisce la soverchieria del potere. Suo figlio Jacopo al funerale ha parlato
del padre e della sua vita, ha raccontato aneddoti e ha espresso con profondo
rammarico il concetto del valore post mortem; di quel merito biasimato ma che
nel “dopo” fa erigere altari sulle presunte scomodità della vita!
sabato 21 gennaio 2017
Una perdita preziosa
lunedì 9 gennaio 2017
Riflessioni di lettura
Osservare la vita attraverso
il finestrino del treno, percorrere sempre lo stesso tratto tutti i giorni per
raggiungere il presunto posto di lavoro; essere depresse per un matrimonio
finito e per un lavoro che si finge di avere ancora, sono situazioni idonee a
cercare un’evasione mentale e a fantasticare sulle vite altrui osservate dall’interno
di un vagone ferroviario.
Rachel è la protagonista
principale della storia, è un’alcolizzata divenuta tale in seguito alla
delusione e al tormento di una maternità rincorsa e mai avvenuta; i rapporti
fra lei e il marito, Tom, degenerano in un divorzio quando la donna scopre di
essere tradita dall’uomo che amava e del quale si fidava. Rachel, abbandonando
la casa coniugale, cerca di barcamenarsi in un mondo di finzioni, mente a tutti
e anche alla sua amica coinquilina non rivelandole di aver perso il lavoro. E allora
continua a prendere il treno, uscendo di casa agli stessi orari di prima come
se dovesse andare al lavoro, e durante la corsa osserva cosa accade fuori: allo
stesso incrocio più avanti, esattamente accanto alla villetta che lei occupava
con il suo ex marito, c’è una coppia alla quale dà nomi di fantasia. Immagina
per loro una situazione sentimentale perfetta, quella che lei avrebbe voluto
avere: lui è così protettivo e premuroso, lei minuta e graziosa. Ogni giorno li
vede in veranda compiere gli stessi gesti di tenerezza, ma questa immagine di
perfezione si sgretolerà quando vedrà la donna baciare fuori in giardino un altro
uomo.
Rachel è ossessionata dalla
maternità mancata, dal suo matrimonio naufragato e ora dal pensiero della
scomparsa di quella donna che vedeva attraverso il finestrino: Megan, questo il
suo vero nome, non è più tornata a casa e la notizia è di dominio pubblico. Rachel
cercherà di fare chiarezza in una storia che sente anche sua, in quanto alla
sua memoria confusa manca un tassello che non le dà pace: la notte della scomparsa
di Megan lei è tornata a casa ferita. E allora, nel tentativo di cercare
risposte, avvicinerà il marito della donna scomparsa, sarà sospettata dalla polizia
e farà domande anche al suo ex marito e alla
nuova moglie di lui, Anna che temerà per la sua bambina; la coppia ha infatti
una figlia, quella che Raquel avrebbe voluto avere. Ma Raquel è inaffidabile,
una squilibrata e cercano di evitarla, solo che nella sua confusione mentale appaiono
immagini sfocate di un testimone sconosciuto e di Tom che si allontana con una
donna e non comprende; i pensieri si aggroviglieranno maggiormente e tornerà a
fare ulteriori domande al suo ex marito e al marito della vittima.
Una serie di situazioni altalenanti
terranno il lettore incollato alle pagine del libro in una sorta di lettura
compulsiva di un thriller che poi è divenuto un film, un romanzo che ha venduto
milioni di copie ed è stato tradotto in trenta lingue. Il finale inaspettato
farà chiarezza e ci farà comprendere che l’apparenza è spesso falsata dalla realtà.
In questo romanzo è stata
usata una tecnica di scrittura per me inusuale, il racconto temporale che si adopera
nel diario: giorno, data e anche momento della giornata; ma ciò che
inizialmente non avevo compreso era che a parlare non fosse sempre la stessa
persona: il diario di bordo è tenuto dalle tre protagoniste principali.
Apprenderemo di volta in volta le loro storie, le antecedenti collegate a
quelle attuali; tutto in un intreccio perfetto per farci comprendere lo
svolgimento dei fatti, il torbido che a volte c’è nella vita di periferia e di
come la solitudine scavi i cuori tormentandoli.
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